Il paese delle chimere è, nel mondo del lavoro, l’unico degno d’essere abitato
Negli ultimi due giorni mi sono capitati due episodi diametralmente opposti che mi hanno fatto riflettere sul mio lavoro.
Episodio Uno: Qualche settimana fa un cliente ha chiesto un preventivo per aumentare la visibilità online (lo so lo chiedono tutti). Dopo qualche giorno ha richiamato chiedendo come mai ancora non lo avesse ricevuto ed io pazientemente ho spiegato che il nostro modo di lavorare consiste nel preparare preventivi personalizzati e proprio per questo abbiamo bisogno di un po’ di giorni per capire chi è il cliente, cosa fa, qual è la sua presenza online di cosa ha bisogno e quale proposta può realmente aiutarlo a farlo crescere. Cosi dopo qualche giorno inviamo uno studio di 20 pagine (il potenziale cliente è abbastanza grosso per fortuna) e scrivo che sarebbe il caso di incontrarci per spiegargli bene tutto quello che c’è scritto nel preventivo e per fugare qualsiasi dubbio. Il cliente dà subito un feedback positivo e ci incontriamo in un bar in cui tra una birra e uno snack per un paio d’ore svisceriamo tutti i punti sia da un punto di vista della strategia che economico. Alla fine paga da bere e contento mi stringe la mano dicendomi di preparare il contratto e di iniziare a lavorare al più presto. Soddisfatto del lavoro, chiamo la collaboratrice che ha preparato il piano di comunicazione e le dico di tenere in fresco la bottiglia migliore perchè il cliente è rimasto entusiasta di quello che abbiamo fatto.